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BIBLIOGRAFIA – EXCMO SR. ARZOBISPO MONS. D. GEORG GÄNSWEIN

Joseph y Kico

INTRODUCCIÓN

de Don Georg Gänswein

(Secretario particular del Papa)

Joseph y Kico, es el título del libro que os disponéis a leer; un libro con muchas ilustraciones para contar la vida de una persona única en el mundo: el Santo Padre.

¡Cuántas cosas se escriben y dicen todos los días del Papa! Pero aquí vosotros, queridos niños, tenéis una biografía diferente de las demás porque la cuenta un gato, y no es frecuente que un gato considere al Santo Padre amigo suyo y escriba su historia.

Se conocen desde hace mucho tiempo, y son realmente interesantes las cosas que cuenta Kiko, considerándolas obviamente desde su punto de vista; después de todo es un gato, aunque se su amigo.

Yo vivo desde hace años con Benedicto XVI, y mi nombre es Don Georg – en español Don Jorge -, precisamente con el hermano mayor del Santo Padre. Os puedo asegurar que cuanto leáis en este libro, escrito para vosotros por Jeanne Perego, ilustrado por Donata Dal Molin Casagrande y publicado en su edición original italiana por los Padres Franciscanos Conventuales, es verdadero e interesante. Gracias, pues, a estos amigos, que han colaborado en el relato y los dibujos para ofreceros una lectura fácil y simpática.

Estas páginas me han apasionado y, siendo sincero, podría y querría añadir muchas otras cosas. Mientras tanto comparto el hecho de que el Santo Padre es una persona especial, pero es así sobre todo porque es un amigo sincero de Jesús, y esto es muy importante. Este es el secreto de su vida: sólo quien se hace verdadero amigo de Jesús aprende a abrir el corazón a las personas con las que se encuentra y a todos los hombres que viven en la tierra. ¿No es quizá verdad, como veis en la televisión, que él, el Papa Benedicto, no se cansa de repetir que el amor es el secreto de la alegría y de la paz en el mundo, que sólo el Amor, es decir, Dios, puede colmar las esperanzas de nuestro corazón y dar sentido a nuestra vida?

Precisamente por tener tanta confianza en Jesús, el Papa no se desalienta ante las dificultades ni deja de querernos a todos. Os quiere sobre todo a vosotros, los niños, y sabe que, si os lo proponéis, sabéis ser generosos; más aún, reza todos los días para que podáis crecer sanos de cuerpo y alma. Así seréis felices y podréis construir un mundo mejor.

Ciertamente, el papa quiere también a los gatos y a todos los animales porque son criaturas de Dios y con frecuencia, como Kico, nos dan enseñanzas que conviene escuchar. Por ejemplo, al terminar su relato, Kico dice que ahora ha comprendido que el Santo Padre no sólo es su amigo, sino también el gran amigo y guía de todos los católicos. También ha comprendido él, que es un gato, la verdadera misión del Papa: ser el amigo de todos a la manera de jesús, que nos amó hasta dar su vida en la Cruz. Esta no es sólo la misión del Papa, sino la de todos los cristianos, es decir, de todos los que eligen por amigo a Jesús. Una misión que es para los mayores, pero también para los pequeños como vosotros, porque el amor no tiene edad ni conoce límites. El Amor es Dios.

DON GEORG GÄNSWEIN

Ciudad del Vaticano, 4 de julio de 2007

2007

Andreas ha una domanda «alla moda»: Perché il Papa porta le scarpe rosse?

GEORG GÄNSWEIN:  L’abito talare del Santo Padre è bianco ma tutti gli accesori sono di colore rosso: il mantello, il cappello, la mozzetta (mantellina corta) e le scarpe. Tutto rosso perché è il colore del martirio e S. Pietro, di cui el papa è succesore, è martire e perché il rosso è il colore dell’amore ardente, il colore del fuoco dello Spirito.

2010

«Urbi et orbi. con il Papa a Roma e per le vie del mondo» Con questo titolo il presente volume illustrato raccoglie impressioni di incontri e viaggi de Benedetto XVI dall’inizio del suo ministero apostolico. L’occasione per questa pubblicazione è una data ben precisa: 19 aprile 2010, quinto anniversario della sua elezione a Papa. Ma la ragione più profonda – e molto più importante – di esso sta nell’invito a seguire le tracce del Santo Padre – Urbi – nella sua Sede episcopale di Roma, ma anche – orbi – nei suoi Viaggi apostolici in Italia e nei diversi paesi e continente della terra. in questo siamo aiutati da commoventi immagini e parole originali di da commoventi immagini e parole originali de Benedetto XVI, che ci prendono per mano per guidarci, di tappa in tappa, sulle orme del Papa.

«Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura» (Mc. 16, 15). Fedele a questo comando del Signore, il Successore di San Pietro si mette in cammino per portare le «parole di vita eterna» (Gv. 6, 68) fino agli estremi confini della terra. Ogni viaggio, ogni incontro del Papa ha uno scopo ben preciso: «confermare nella fede» (cfr. Lc. 22, 32) i fratelli e le sorelle. Allo stesso tempo, però, ogni visita ha anche un carattere proprio, possiede una sua specifica dinamica e un’inconfondibile coloritura.

Uomini e donne di ogni paese e continente, di ogni provenienza, colore della pelle e formazione, cercano la vixinanza, anche e soprattutto la vicinanza fisica del Successore di Pietro. Lo posso confermare quale testimone degli incontri e dei viaggi ginora svoltisi.

Giorno dopo giorno, innumerevoli persone si mettono in viaggio per raggiungere la Città Eterna, per incontrare el Santo Padre, per vederlo, per ascoltarlo, così da poter pregare insieme al papa e con lui celebrare i misteri della fede. Desiderano seguire le sue orme, ma anche farsi mettere da lui sulla giusta traccia.

Ma è anche vero il contrario: il successore di Pietro va nel mondo verso tutte le persone di buona voluntà. Percepisce quale sia la via semplice quanto profondo: la fede non è un problema da risolvere, è un dono che va scoperto nuovamente. La fede dona gioia e pienezaa. La fede ha un volto umano: Gesù Cristo. In Lui il Dio nascoto è divenuto visibile, tangibile. Dio, nella sua grandezaa incommensarabile, si offre a noi nel suo Figlio. Al Santo Padre preme annunciare il Dio fatto carne Urbi et orbi, a piccoli e grandi, a chi ha potere e a chi non ne ha, dentro e fuori la Chiesa, che lo si gradisca o meno. E anche se tutte le telecamere sono puntate sul Papa, non si tratta tanto di lui. Il Santo Padre non mette al centro se stesso, non annuncia se stesso, ma Gesù Cristo, Redentore del mondo.

Chi vive in pace con Dio, chi si lascia riconciliare con Lui, trova anche la pace con se stesso e con il prossimo e la creazione che lo circonda. La fede aiuta a vivere, la fede regala gioia, la fede è un dono: questa è la confinzione più profonda del Santo Padre. Per Papa Benedetto XVI è un sacro dovere lasciare tracce che conducano a questo dono. Con parole e immagini questo libro ne dà testimonianza.

Città del Vaticano, 9 marzo 2010

MONS. GEORG GÄNSWEIN

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Monseñor Georg Gänswein edita junto al periodista y escritor Martin Lohmann éste libro dedicado a entender de primera mano el Catolicismo

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Link destacado:

http://kathnews.de/cms/cms/front_content.php?idart=573

 

2011

PREFAZIONE

MONS. GEORG GÄNSWEIN

Il libro «Lo Sport in Vaticano» è un’opera straordinaria e, oserei dire, sensazionale, nella sua unicità. Straordinaria perché,se sono ben informato, è la prima volta che un testo letterario viene dedicato espressamente alla realtà dello sport nel più piccolo Stato del mondo. Unica, perché con la combinazione di testi magisteriali, testimonianze personali, immagine e fotografie, riesce a far immergere il lettore in una realtà ampiamente sconosciuta della vita quotidiana del Vaticano.

Diviso in 10 capitoli, lo scritto riassume, da una parte, una sintesi dell’autorevole voce dei papi riguardo allo sport e sviluppa, dall’altra, in modo cronologico, el magistero pontificio su questo argomento.  Si potrebbe rimanere felicemente sorpresi per queante volte i Romani Pontefici si siano espressi circa lo scopo, la meta, la natura e l’esercizio dello sport. In numerosi messaggi, udienze, discosi, viene esposta proprio la linea del magistero pontificio relativa a questa materia.

Fu Papa Leone XIII che inserì lo sport tra i nuovi strumenti di comunicazione di massa ed i Movimenti cattolici italiani dettero vita, nei primi anni del ventesimo secolo, ad una propria organizzazione che ebbe in Papa Pio X un convinto assertore ed uno strenuo sostenitore. Il suo discorso ai giovani italiani l’8 ottobre 1905 lo potremmo quasi considerare una magna charta: «… ammiro e benedico di cuore tutti i vostri giochi e passatempi, la ginnastica, il ciclismo, l’alpinismo, la nautica, el podismo, le passeggiate, e oncorsi e le accademie, alle quali vi dedicate; perché gli esercizi materiali del corpo influscono mirabilmente sugli esercizi dello spirito; perché questi trattenimenti richiedono pur lavoro, vi toglieranno dall’ozio che è padre dei vizi; e perché finalmente le stesse gare amichevoli saranno in voi una immagine dell’emulazione dell’esercizio della virtù.»

Durante il Pontificato successivo di Pio XI, el Papa alpinista e scalatore, furono molti gli incontri del Pontefice con il mondo dello sport. Analogamente si può dire di Papa Pacelli che durante un incontro con gli sportivi romani nel maggio 1945 sottolineava: «Ora qual é, in primo luogo, l’ufficio e lo scopo dello sport, sanamente e cristianamente intenso, se non appunto di coltivare la dignità e l’armonia del corpo umano, di sviluppare la salute, il vigore, l’agilità e la grazia?» Rappresentano un suggestivo ricordo della memoria storica le fotografie di Papa Pio XII con alcuni sportivi, famosi e meno famosi. anche i Papi Giovanni XXIII e Paolo VI hanno rivolto la lore voce al mondo dello sport ed hanno incontrato i protagonisti di questa realtà tante volte in Vaticano.

Con Papa Giovanni Paolo II comincia una novità assoluta: el Papa è sportivo nel duplice significato di appassionato e di praticante. Numerose fotografie danno testimonianza visibile di questa nuova realtà. Tutti noi ricordiama Papa Wojtyla come sciatore.

Il Pontefice ha inoltre incontrato atleti famosi e non famosi, ricchi e poveri, squadre calcistiche, tenninsti, noutatori, ciclisti, organizzazioni e dirigenti sportivi. In uno dei suoi numerosi interventi Papa Wojtyla disse: «La giusta pratica dello sport deve essere accompagnata dalla temperanza e dall’educazione alla rinuncia; con molta frequenza essa richiede altresì un buono spirito di squadra, atteggiamenti di rispetto, aprprezzamento delle altrui qualità, onestà del gioco e umiltà per ricnoscere i primi limiti…»  (Pentocoste 2004). Ricordiamo ben 120 discorsi e messaggi di questo Papa sullo sport nel corso del suo lungo pontificato.

anche l’attuale Papa Benedetto XVI presta molta attenzione ai valori del mondo sportivo. Ricorda che il gioco insegna disciplina e rigore offrendo la possibilità di vincere e di ricevere libertà. Come gioco di squadra poi, porta l’uomo ad una convivenza disciplinata.

In modo dettagliato e metodologico vengono poi descritti i diversi tipi di sport praticati attualmente nella Città del Vaticano: il tiro a volo, il Judo, el gioco del calcio, il gioco del tennis ed il ciclismo. Nell’ultima parte troviamo delle significative riflessioni sulle prospettive future della pratica sportiva nella città del Vaticano ed, infine, preziose osservazioni sui mass media del Vaticano e lo sport.

Mentre vogliamo sottolineare che il libro merita un’attenta ed appassionata lettura, agli autori va riconosciuto il vanto di essersi occupati per primo di un lato del Vaticano finora quasi sconosciuto. Per tal motivo essi meritano una significativa lode, sincero rispetto e riconoscsimento per aver dedicato parte del proprio tempo a questa materia interessante ed importante per la vita quotidiana nella Città del Vaticano.

MONS. GEORG GÄNSWEIN

Segretario Particolare di Sua Santità Benedetto XVI.

2012

GALERÍA FOTOGRÁFICA:

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VIDEO PRESENTACIÓN:

VORWORT

Am 19. April 2205, drei Tage nach seinem 78. Geburtstag, wählten die im Konclave versammelten Kardinäle in der Sixtinischen Kapelle den Präfekten der Kongregation f¨r die Glaubenslehre, Joseph Kardinal Ratzinger, zum Oberhaupt der katholischen Kirche. Er gab sich den Namen Benedikt. Am 16. April 2012 vollendet Papst Benedikt XVI. sein 85. Lebensjahr, nachdem er nun schon sieben Jahre das Amt als Nachfolger des heiligen Petrus bekleidet. Das vorliegende Buch, das für manche Leser den vielleicht etwas reißerish daherkommen, sondern eine bescheidene Geburtstagsgabe für den Heiligen Vater sein.

Insgesamt zwanzig Persönlichekeiten aus den Bereichen Kirche, Politik, Kiltud, Wirtschaft und Sport haben sich bereit erklärt, kurze Beiträge zu verfassen, in denen sie ihre persönliche Sicht über die Person und das Wirken des amtierenden Papstes zum Ausdrukt bringen. So unterschiedlich die Biografien und Tätigkeiten der Autorinnen und Autoren sind, so unterschiedlich auch die Erfahrungen und Perpektiven, aus denen der oberste Hirte der Kirche skizziert wird. Erfreulicherweise wollten nicht nur katholische, sondern auch evangelische Christen zu Wort kommen; sie machen aus ihrer religiösen Beheimatung kein Geheimsnis und scheuen siche auch nichet, ausgehend von ihrer persönlichen Sichtweise, einige Desiderate anzumelden. Jeder Beitrag ist wieein Mosaikstein, der dazu verhilft, dass am Ende ein farbiges Bild entsteth, in dem wesentliche Konturen des Pontifikats von Papst Benedikt XVI. zu erkennen sind. Die jeweiligen Überschriften der Beiträge sind wie ein roter Faden und geben einen knappen Ein – und Überblick úber deren Inhalt. Sie wollen anregen, dass die Leser das Buch nicht nur zur Kenntnis, sondern auch zur Hand nehmen und sich in den Inhalt vertiefen. Dazu kann ich nur herzlich einladen: Die Lektüre lohnt sich!

Es mag überflüssig sein, aber es erscheint der Redlichkeit halber doch geboten, ausdrücklich zu betonen, dass dieses Werk keine »von oben« in Auftrag gegebene Gefälligkeitsarbeit ist. Den Autoren wurden keinerlei Vorgaben gemach, alle hatten volle Freiheit, das Ihre zu sagen. Von Zansur keine Spur! Alle haben geschrieben, wie ihnen Herz und Sinn Standen, dafür übernimmt auch jede un jeder die alleinige Verrantwortung. Was aber allen am Herzen lag, war das aufrichtige Bestreben, Papst Benedikt so gut wie möglich gerecht zu werden und ohne Scheudlappen zu schreiben. Auch das Diktat der political correctness kam nicht zum Zug. Positiv gewendet: Was den Autoren vor Augen stand und als Richtschnur diente, war die Bitte »um jenen Vorschuss an Dympathie, ohne den es kein Verstehen gibt«, um es mit den Worten des Heiligen Vaters zu sagen (Joseph Ratzinger/Benedikt XVI., Jesus von Nazareth, Band I, S. 22). Dieser Bitte wissten sich alle aus Überzeugung und Neigung verpflichtet.

Die Autorinnen und Autoren wünschen dem Heiligen Vater zur Vollendung seines 85. Lebensjahres Gesudheit an Leib und Seele sowie in allem Tun und Lassen Gottes reichen Segen: Beatissime Pater, ad multos annos, ad multos et felicissimos annos!

Vatikanstadt, 11. Februar 2012,

Gedenktag Unserer Lieben Frau von Lourdes

GEORG GÄNSWEIN

PREMESSA

 Il 19 aprile 2005, tre giorni dopo il suo settantanovesimo compleanno, i cardinali riuniti in Conclave nella cappella Sistina elesero il Preferrto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Joseph Raztinger, quale Pastore supremo dalla Chiesa cattolica. Egli assunse il nome di Benedetto. Il 16 aprile 2012, Papa Benedetto XVI, compie el su ottantacinquesimo compleanno, dopo aver assolto già per sette anni al compito di successore di Pietro. Questo libro porta un titolo che a qualche lettore potrà sembrare intriso di sensazionalismo: “Benedetto XVI. Il Papa visto da personaggi famosi”, tuttavia non vuole affatto risultare tale, ma essere un modeste omaggio al il Santo Padre in occasione del compleanno.

 In complesso venti personalità appartenenti agli ambiti della Chiesa, della política, della cultura, dell’econocmia e dello sport, ben volentieri hanno scritto un breve contributo nel quale esprimono il loro personale punto di vista sulla ersona e l’opera del Pontefice.

Le biografie e l’attività delle Autrici e degli Autori sono tanto differenti quanto le esperienze e le psopettive, a partire dalle queli viene descritto il Supremo Pastore della Chiesa. Fortunatamente hanno voluto prendere la parola non soltanto cristiani cattolici, ma anche evangelici: essi non fanno misterio della loro appartenenza religiosa e non temono nuppure di esprimere alcuni desiderata a partire dai loro personali punti di vista. Ogni contributo è come la tesera di un mosaico he, alla fine contribuisce a far risultare un’immaginemulticolore dalla quale emergono i tratti fondamentali del pontificato di Papa Benedetto XVI. I titoli di rispettivi contributi sono come un gil rouge e danno un’idea sintetica del loro contenuto. Essi vogliono stimolare il lettore non solo a prendere atto del libro, ma a leggerlo e ad immergersi nel suo contenuto. Posso solo invitare di cuore a questa lettura: ne vale la pena!

 Può sembrare superfluo, ma per onestà appare necessario sottolineare esplicitamente che questo libro non è n atto di compiacenza, commissionato “dall’alto”. A nessuno deglo autori sono state impartite direttive: tutti hanno avuto piena libertà di dire la loro. Di censura neppure l’ombra! Tutti hanno scritto ciòche pensano e sentono e ogni autore si asume l’intera responsabilità del proprio contributo. Ciò che però a tutti sta a cuore è la sincera aspirazione a rendere giustizia nel miglior modo possibile a Papa Benedetto e a scrivere senza paraocchi. E nemmeno è entrato in azione il dictat della political correctness. Ovvero, in termini positivi: ció che ha guidato gli autori, el criterio da loro adottato é stato “quell’anticipo di simpatía, senza la quelae non c’è alcuna comprensione”, per dirla con el Santo Padre (Joseph Ratzinger / Benedetto XVI, Gesù di Nzareth, vol. I, p. 20). Nel corrispondere a questa richiesta tutti si sentivano impegnati, per convinzione e per propensione.

Le Autrici e gli Autori augurano al Santo Padre, per il suo ottantacinquesimo genetliaco, salute nel corpo e nello spirito ed anche copiose beneedizioni di Dio su tutto il suo operato: Beatissime Pater ad multos annos, ad multos et felicissimos annos!

Città del Vaticano, 11 febbraio 2012,

Memoria di Nostra Signora di Lourdes

GEORG GÄNSWEIN.

2012

INTRODUZIONE

Non è passato troppo tempo da quando qua e là dei professori universitari deridevano quegli studenti di teologia che citavano le opere di Joseph Ratzinger. Molti consideravano il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede il gendarme del papa, anche solo in forza di quel suo ufficio. In effetti, el Cardinale divenne come una spina nel fianco di un mondo postomoderno nel queale la questione della verità è considerata priva di senso, di una società dellòpulenza e dellàvidità che sembra sempre più voltare le spalle a Dio; era un uomo scomodo che, senza tanto discutere, aveva preso su di sé un giogo pesante. ma chi è in realtà questi’uomo? come fu possibile che, nell’arco di sole ventiquattr’ore dalla sua elezione a Romano Pontefice, trasmise un’immagine di sé completamente diversa? Insieme agli abiti aveva forse cambiato anche la propria natura? Oppure eravamo noi stessi ad avere una falsa idea di questo studioso di Dio tanto saldo queanto umile? É venuto il tempo di sottoporre a una profonda revisione l’immagine che alcuni media hanno prodotto dell’ex Prefetto. E questo non solo per fare giustizia a una grande personalità, ma anche per potere ascoltare senza pregiudizi cosa ha da dire quell’uome che sta sul trono di Pietro.

Il ministero di Supremo Pastore della Chiesa possiede una dimensione che fa sì che possano esprimersi nel modo più pieno e limpido la natura dell’uomo Joseph Ratzinger ed i doni che gli sono stati dati. In questo il Papa non è un politico ed il suo pontificato non è un progetto. Non si tratta né di esercitare una singolare creatività, né di mettersi in particolare rilievo. Non è un caso che la parola «Provvidenza» venga spesso utilizaata dal Papa. Il 24 aprile 2005, alla Messa per l’inizio del ministero petrino, Benedetto XVI affermò dimostrativamente di rinunciare ad un «programma di governo»; perché, in realtà, quel programma era stato già fissato da tempo, da circa duemila anni per essere precisi. E il Papa disse chiaro e forte: «Il mio vero programma di goberno è quello di non fare la mia volontà, di non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la Chiesa, della parola e dalla volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui, cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra storia».

Dal giorno in cui pronunciò quelle parole sono passati sette anni. Per un pontificato non si tratta certo di un lungo priodo, e tuttavia è un lasso di tempo sufficiente per tracciare un primo bilancio. Per che cosa si batte Benedetto XVI? Che messaggio vuol portare agli uomini? cosa la muove e cosa è riuscito luis stesso a smuovere? Queale «servo dei servi di dio», è d’esempio con la sua bontà, cura la collegialità fra i pastori, concentra il suo ministero sull’essenziale, in primo luogo sil rinnovamente nella fede, sul dono dell’Eucaristia e sull’unità della Chiesa. Ed evidentemente, proprio grazie al rafforzamento di queste fondamenta e in virtù del lascito del suo grande predeccesore è riuscito in quello che, in un lasso di tempo così breve, ben pochi credevano possible: la rivitalizzazione della Chiesa in un tempo difficile. nella curia ha dato nuova linfa a forme intiche e al contempo ha potato rami secchi.

In tutti gli angoli della terra l’acqua è ovunque diversa. Perché? Perché l’acqua assume ogni volta della caratteristiche singolari in rapporto al terreno che la filtra. Così accade per i papi. Essi svolgono la stessa missione e rispondono alla medesima chaimata di Gesù; però ognuno risponde con la propria personalità e con la propria irripetibile sensibilità. È qualcosa di veramente unico: é il sgno dell’unità nella diversità: è una manifestazione di ciò che accade nella Chiesa di Cristo, dove antico e nuovo vanno mano nella mano nella continuità, in armonia. nei fatti significa che Papa Benedetto XVI non è uguale a Giovanni Paolo II: Dio non ama la ripetizione e le fotocopie. E Giovanni Paolo II non era uguale a Fiovanni Paolo I, così come Giovanni Paolo I non era uguale a Paolo VI, e quest’ultimo non era uguale a Giovanna XXIII. Eppure tutti hanna amato Cristo appassionatamente e hanno servito fedelmente la sua Chiesa: Deo gratias!

Va sottolineato quanto questo Papa abbia sorpreso tutti noi: in primo luogo per la lievità con la quale ha assunto il compito del suo predecessore Giovanni Paolo II, interpretandolo in modo suo proprio e inieme egualmente pieno di vitalità. Giovanni Paolo II é stato il Pontefice delle grandi immagini, dalla potenza immediatamente evocativa; Benedetto XVI è il Papa della parola, della forza della parola: è teologo più che uomo di grande gesti, è un uomo che «parla» di Dio. La questione di Dio non è qualcosa che appartiene al passato; al contrario; è attualissima; perché l’uomo trova il suo compimento in una vita che si abbevera alla fonte della fede cristiana. Questo è il messaggio fondamentale delle omelie e dei discorsi di Benedetto XVI. Perché solo Dio libera l’uomo dal peccato e dalle difficoltà di questa vita.

Allo stesso modo ha destato in noi meraviglia come l’ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con il suo calore e la sua semplicità così spontanea e vera, riesca senza sofrzo alcuno adavvincere il cuore degli uomini. Notevole è anche il suo coraggio: Benedetto XVI non teme il confronto e i dibattiti. Chiama per nome le insufficienze e gli errori dell’occidente, critica quella violenza che pretende di avere una giustificazione religiosa. Non smette mai di ricordarci che si voltano le spalle a Dio con el relativismo e l’edonismo voltano le spalle a Dio con il relativismo e l’edonismo non meno che con l’imposizione della religione attraverso la minaccia e la violanza.

Al centro del pensiero del Papa sta la questione del rapporto tra fede e ragione; tra verità e libertà, tra religione e dignità dell’uomo. La nuova evangelizzazione dell’Europa e di tutto il mondo, ci dice el Papa, sarà possibile quando gli uomini comprenderanno che fede e ragione non sono in contrasto, ma in relazione tra loro. Una fede che non si misura con la ragione diviene essa stessa irragionevole e priva di senso. E al contrario, una concezione della ragione che riconosce unicamente ciò che è misurabile non basta per comprendere l’intera realtà. In fondo, al papa interessa riaffermare il nocciolo della fede cristiana: l’amore di Dio per l’uomo, che trova nella morte in croce di Gesù e nella sua risurrezine l’espressione insuperabile. Questo amore è l’immutabile centro sul quale si fonda la ficuia cristiana nel mondo, ma anche l’impegno alla misericordia e alla carità, la rinuncia alla violenza. Non a caso la prima Enciclica di BenedettoXVI è intitolata Deus caritas est, «Dio è amore». È un segnale chiaro; di più, una frase programmatica del suo pontificato. Benedetto XVI vuole far risaltare, in tutto il suo splendore, la grandiosità della verità cristiana.

L’uomo trova la sua pienezza e il suo compimento in una vita che si disseta alla fonte della fede. È un punto centrola questo. nella prospettiva del Santo Padre,sta qui la forza e anche la possibilità di futuro per la fede. Il messaggio del successore di Pietro è tanto semplice queanto profondo: la fede non è un problema da risolvere, è un dono che va scoperto nuovamente, giorno per giorno. La fede dà gioia e penezza. Più di ogni altra cosa è questo che caratterizza il pontificato del Papa-teologo. Ma questa fede non è affatto avulso dal mondo e dalla storia. È una fede cha ha un volto d’uomo, il volto di Gesù Cristo. In lui, il Dio nascosto è divenuto visibile, tangibile. Dio, nella sua grandezza incommentsurabile, si dona a noi nel suo Figlio. Al Santo Padre preme annunciare il Dio fatto carne, urbi et orbi, a piccoli e grandi, a chi ha potere e a chi non ne ha, dentro e fuori la Chiesa, che lo si gradisca o meno. E anche se tutti gli occhi e le telecamere sono puntati sul Papa, non si tratta in definitiva di lui. Il Santo Padre non mette al centro se stesso, non annuncia se stesso, ma Gesù Cristo, l’unico redentore del mondo. Chi vive in pace con Dio, chi si lascia riconciliare con lui, trova anche la pace non se stesso, con il prossimo e con la creazione che lo circonda. La fede aiuta a vivere, la fede regala gioia, la fede è un grande dono: questa è la convinzione più profonda di Papa Benedetto. Per lui è un sacro dovere lasciare tracce che conducano a questo dono. E di questo dono egli vuole rendere testimonianza, «in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra» (Atti degli Apostoli, 16).

MONS. GEORG GÄNSWEIN

Segretario particolare di Sua Santità Benedetto XVI.

2012

PREFAZIONE

Non è un segreto che Papa Benedetto ami i giardini Vaticani, ma, in modo particolare, ama i giardini delle Ville Pontificie a Castel Gandolfo. Sempre quando Egli soggiorna a «Castello» di solito durante i mesi estivi, fa la sua passeggiata, ogni fiorno, pregando il Rosario in mezzo alla bellezza della creazione: gli alberi, le iante, i fiori, gli ucceslli, gli animali della fattoria, el grrande e fertilissimo orto, gli ulivi, i lecci plurisecolari, i cedri maestosi  e tanto altre bellezze della natura invitano a meditare e a godere delle cose create. Esse sono come una sonfonia di forme di colori straordinari, di suoni stupendi che fanno bene al cuore e all’anima. Tutta la natura, tutto il creato è una tetimonianza tangibile della grandezza e della bellezza del Creatore, che ha fatto tutto questo per noi.

Fra i posti più amati del Santo Padre nei Diardini a «Castello» c’è il «Diardino della Madonnina», voluto dal su Predecessore Pio XI nel 1933, dove hanno sostato in preghiera cinque Pontefici prima di Papa Benedetto XVI: Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. davanti alla sacra immagine della Vergine Maria si trova un piccolo laghetto, uno stagno con dei presciolini rossi e due grande carpe. Ogni volta, quando il Papa termina la sua preghiera con un canto mariano davanti alla Madonnina, i pesci si riuniscono alla sponda del laghetto e aspettano un gesto generoso del Santo Padre. Infatti, una mano buona e invisibile prepara, siorno per giorno, un piccolo cestino contenente dei pezzettini di pane con i quali il Papa puo sfamare i pesciolini. Che gioia e che vivacità nel’acqua quenado arriva il gradito dono! è questa la «storia» che si nasconde dietro il rracconto dell’autrice di questo simpatico libretto intitolato Il misterio di un piccolo stagno. è la bella vicenda di due pesciolini. Natalia Tasarkova ha composto un piccolo dialogo fra papà pesciolino rosso e suo figlio e ha arrichito questo racconto con delle illustracioni e dei disegni meravigliosi. Alla fine, non poteva mancare neanche un gatto… dietro il racconto si nasconde l’amore del papa per il creato, per gli animali, anzitutto per quelli piccoli. Vedere allora tutte le creature, specialmente quelle piccole – che spesso sfuggono ad uno sguardo non attento -, con gli occhi dell’Amore, è il messaggio di questo simpatico libretto.

Auguro a tutti una buona lettura!

MONS. GEORG GÄNSWEIN

19 marzo 2012, Solennità di San Giuseppe

SULL'AEREI DI PAPA BENEDETTO

PREFAZIONE

 

            Queste interviste danno una chiave di lettura di ciò che il Santo Padre ha detto nei diversi viaggi e nei diversi paesi. Non solo, c’è anche molto colore personale, e questo fa capire un aspetto un po’nascosto della persona del Papa. Appare non solo l’intellettuale, ma anche l’uomo, e questo molto più, obviamente, che nei discorsi o nelle omelie.

            Ognuno ha il suo stile; il modo di fare un’intervervista no può e non dovrebbe essere copiato. Tutti conosciamo il modo in cui il cardinale Ratzinger ha rilasciato tante interviste e nello stesso modo, seguendo i l suo stile abituale di fare, ha proseguito anche da Papa. Il suo modo di confrontarsi con i giornalisti, di rispondere alle domande è molto personale, diretto e chiaro sia nell’esprimersi sia nel farsi capire. Lo stile di Papa Benedetto è quello di prepararsi accuratamente per ogni occasione, e questo vale certamente ange per gli incontri con i giornalisti. In genere le domande vengono mandate al Santo Padre uno o due giorni prima. Segue una preparazione breve, ma intensa. Durante la conferenze in aéreo non ha mai unflogio in mano per rispondere. Tutto è registrato nella testa en el cuore. Il Papa si affida ala ragionevolezza e al buon senso di Padre Lombardi e delle persone che hanno preparato le domande. È chiaro che ese devono rispecciare ciò che i gionalisti in toto hanna proposto. Le domande sono cinque o sei e i gionarlist 50-60, quindi le domande dovrebbero essere una sintesi di tutto. Di solito sono evidentemente domande che hanno e che fare con el viaggio, il paese, la teología, la situazione religiosa e ecclesiastica.

            È da sottolineare comunque che il Santo Padre non ha mai cancellato una domanda, no ce n’è mai stata una che gli era “scomoda”. Acceta le domande, riflette e responde. Una volta alcuni gionarlisti avevano scritto che il Papa era solo ed isolato. Nella conferenza in aere, c’era stata anche una domanda in poposito, e il Papa aveva risposto.

            Dopo la conferenza ha commentato: “Si vedeva che i giornalisti erano curiosi, forse aspettavano un’altra risposta. Ma io ho risposto semplicemente così com’è. Non so se sono stati più sorpresa della chiarezza o della sincerità della risposta”. Dopo l’incontro con la stampa a volte si leggono delle cose nella queli nn si ritrovano in modo autentico le parole del Papa, si sono versioni abastanza soggettive. Certo ognuno ha il suo stile e la sua línea personale o redazionela, ma é anche vero che il lettore vuole e debe sapere qualcosa si quello che il Papa ha veramente detto e fatto, e non ciò che il gionalista prende a suo piacimento. Prendere in debido considereazione quello che la gente sente, vede e legge, cioè ciò che crea l’opinione pubblica in un paese che el Santo Padre visita, fa parte integrante della preparazione del Papa. Certo non è tutto lì, e non dà l’indirizzo al viaggio, ma fa capire l’atmosfera, le aspettative, i desideri, anche la critiche, queali sono le attese per la visita. Il Papa ama lasciarsi porre delle domande perché è un uomo coraggioso, ch non ha paura del confronto diretto. Parla liberamente e senza paura. Se c’è qualcuno che chiede quelcosa, Il Santo Pade responde sinceramente. Che ami la parola, che abbi ánchela battuta pronta, credo sia evidente per tutti. Non serve sottolinearlo. Questa capacità cresceva già negli anni in cui come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della feda ha dovuto presentare alla stampa documenti difficili. Nella maggior parte dei casi si trattava di temi delicati e non proprio piacevoli, insomma di un atteggiamento didelicati e non proprio piacevoli, insomma di un atteggiamento difensivo. Da Papa è cambiato sia il genere delle domande che, obviamente, la responsabilità. Da una natura “defensiva” è diventata una natura “proositiva”. Si può dire che l’incarico cambia anche la natura dell’intervista.

            Il rapporto con l stampa è sempre stato diretto e franco, e non c’è mai stato un atteggiamento di chiusura. Benedetto XVI rispetta i mass – media, ma non è “populista”, non cerca di dire ciò che vogliono sentiré dire o vedere. È pienamente consciente della sua responsabilità da Pastore della Chiese universale. Ma questo non crea né angoscia né dipendenza, tutt’altro, è rimasto libero e independente nei confronti di tutte le aspettative, da qualsiasi parte provengano. La ricchezza del pensiero di Papa Benedetto e la richezza del suo insegnamento, è un mare moldo profondo di cui si vede talvolta solo una parte, la superficie.

            Qualsiasi argomento ha trattato l’ha fatto in modo lucido, chiaro e comrendisbilie. Queando parla si capisce súbito il suo pensiero. E questa è una delle doti più grandi del Santo Padre, che sa spiegastivco. Questo vale per i discorsi, per le omelie e anche nel contato diretto. Basta pensare all’ex professore che fa la catechesi per i bambini in Piazza San Pietro. Anche in questo si vede che non c’è nessuna paura, ma la sua sincera semplicità convince.

+ Georg Gänswein

Segretario Particolare di SS Benedetto XVI

Prefetto della Casa Pontificia.